Sharing is caring: come il consumo collaborativo può migliorare la qualità della vita.

Sharing is caring: come il consumo collaborativo può migliorare la qualità della vita.

18 Luglio 2016

Fa effetto pensare che il termine sharing economy o “consumo collaborativo” sia stato coniato da Marcus Felson e Joe Spaeth nel 1978. A maggior ragione se consideriamo che i Millennials o Generazione y, principali promotori negli ultimi anni di questo nuovo approccio al mercato nel ’78 non erano ancora nati. Lo stesso appellativo di Millennials risale al 2003, un quarto di secolo dopo.

Sarà anche prematuro pensare di tirare le somme su un fenomeno così attuale, tanto più che il boom della sharing economy appartiene a un passato recentissimo. L’origine della sharing economy viene ricondotta in effetti al 2009, in correlazione con la forte crisi finanziaria, è a partire da quell’anno che assistiamo alla nascita, sviluppo e consolidamento di piattaforme che oggi costituiscono veri e propri monopoli. AirBnB in primis. (Tanto per curiosità, la società di San Francisco ha un valore stimato di circa 24 miliardi di dollari).

Sharing EconomyQuello che invece possiamo sostenere è che questo modello di business che privilegia l’accesso ai beni e alle risorse a discapito della proprietà degli stessi (riuso vs acquisto o accesso vs proprietà) ha trovato nel corso degli ultimi anni applicazione negli ambiti più disparati. I numeri parlano chiaro: secondo la recente mappatura del settore ad opera di organizziamo.org il numero di app dedicate è in forte e constante crescita, anche in Italia. Secondo una stima di PWC la sharing economy oggi conta 15 miliardi di dollari ed è destinata a valere 335 miliardi entro il 2025.

 

C COME COMMUNITY

Il requisito numero uno della sharing economy è che le persone si incontrino per scambiare beni e servizi. L’esistenza di una community è fondamentale per la nascita e lo sviluppo di qualsiasi piattaforma di consumo collaborativo. Il fatto che domanda e offerta abbiano la possibilità di parlarsi direttamente è la grande novità, favorita e facilitata dalle nuove tecnologie. Questo meccanismo di disintermediazione migliora la qualità dello scambio: Sharing is caring, come recita un vecchio detto inglese. Le persone appartenenti alla community diventano responsabili in prima persona, si prendono cura della transazione e ciò si traduce nel miglioramento della compravendita per entrambe le parti.  

 

FEEDBACK E FIDUCIA

Sharing Economy and TrustQualcuno sostiene che il consumo collaborativo contribuisca a diminuire l’asimmetria informativa di cui spesso i consumatori sono vittima. In effetti, il meccanismo del rating, feedback e raccomandazioni è diventato parte integrante della sharing economy, una sorta di meccanismo di autoregolamentazione a favore della qualità del servizio. Il fatto che ciascuno esprima la propria soddisfazione o insoddisfazione dà vita ad un’economia virtuosa nella quale il senso di responsabilità e il principio della reputazione da parte di domanda e offerta fa da contraltare e da cartina di tornasole dell’intero processo.

Da un lato chi ha usufruito di un bene o servizio è nella posizione (attraverso il proprio giudizio) di contribuire al miglioramento dello stesso, dall’altro chi offre il bene ha un riscontro immediato sulla qualità della propria offerta e può intervenire e correggere.

Non è un caso che Tripadvisor sia diventata la principale fonte da consultare in caso di ristorazione: se si escludono i casi estremi, per la legge dei grandi numeri il meccanismo si dimostra molto attendibile e proficuo.

 

CONDIVISIONE E TRASPORTI

Il settore dei trasporti urbani ha vissuto negli ultimi anni una rivoluzione. Piattaforme di car sharing come Car2goEnjoyShare’NGOBike sharingBLABLACAR hanno sensibilizzato i cittadini ad un uso più intelligente dell’automobile e più in generale dei mezzi di trasporto. Il principio che sta alla base di questo successo è la convenienza (altro pilastro della sharing economy). In un caso posso parcheggiare ed entrare in aree solitamente inaccessibili, oppure posso muovermi in orari in cui la frequenza dei mezzi pubblici è minore. Nel caso di lunghi viaggi, il costo del tragitto viene ammortizzato tra più viaggiatori anche sconosciuti che hanno una meta comune; si crea inoltre anche l’occasione per socializzare e conoscere persone nuove.

Anche nel caso dei trasporti è evidente che l’applicazione del consumo collaborativo offre notevoli vantaggi a tutti i partecipanti. Se vogliamo proprio fantasticare, immaginiamoci un futuro in cui il parco auto del car sharing è costituito da Google Car che si guidano da sole. Beh, forse ci stiamo spingendo troppo in là.